mercoledì 18 aprile 2012

Bambini di ieri e di oggi a confronto



Con l’arrivo della primavera ogni macchia di verde pare rianimarsi, all’inizio timidamente, poi però, nel giro di poco tempo, diventa un vero e proprio tripudio alla vita: si odono echeggiare grida schiamazzanti di bambini che non conoscono vincoli spaziali o stagionali, ma solo il loro naturale ed istintivo desiderio di giocare, di correre, saltare, arrampicarsi e rotolarsi sull’erba.

Un’immagine questa che non conosce tempo: la maggior parte di noi può, chiudendo gli occhi, rivedersi impegnato in queste attività.

L’entusiasmo,  così come il desiderio di “sperimentarsi” in un ambiente che non siano le pareti domestiche, appartengono al passato quanto al presente: date ai vostri bambini una palla, fornite loro un mucchio di terra o lasciateli “soli e liberi” in un prato sprovvisto di giochi ed avrete prova di ciò. Non siete ancora convinti? Allora pensate alla reazione del vostro piccolo quando, dopo un’intera giornata trascorsa all’aperto, gli dite che è tempo di rientrare.
Potrete sì etichettarlo come “incontentabile contestatore”, ma non dimenticate che se inscena  una protesta significa che la cosa è stata estremamente apprezzata.


Esiste quindi una zona franca dove espressioni del tipo: “non ci sono più i bambini di un tempo”, o ancora “i bambini d’oggi non sanno più divertirsi”, non hanno alcun senso.
Convinzioni di questo tipo possono rivelarsi  rischiose innescando nell’adulto comportamenti che  potrebbero condurre alla “profezia che si  autorealizza”, in quanto: “tutto ciò che è creduto è reale”.


Alla luce di quanto detto, se l’entusiasmo dei bambini di fronte a certe esperienze è rimasto immutato nel tempo, forse ci si può chiedere se sono cambiati i nostri figli o é cambiata la  modalità dell’adulto di intervenire in quello spazio che da sempre appartiene al bambino.  

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