Molti
genitori manifestano preoccupazione per l’improvviso insorgere nel loro bambino
della Balbuzie e spesso questa loro
“immotivata” preoccupazione si traduce
con modalità correttive, che altro non
fanno che alimentare la difficoltà del bambino. Di seguito troverete degli
utili suggerimenti che vi permetteranno di affrontare il fenomeno nei migliori
dei modi.
E’
utile distinguere due tipi di Balbuzie:
La balbuzie primaria, caratterizzata da una mancata consapevolezza del disturbo da parte del bambino, dalla presenza di
esitazioni, ripetizioni e prolungamenti e dall’assenza di tentativi di
evitamento di quel particolare fonema o sillaba.
In particolare fa il suo esordio fra i 3-5
anni e tende a risolversi spontaneamente
, (in genere nel giro di qualche mese). Si tratta di un fenomeno molto comune,
specialmente nei maschietti.
Il
problema scaturisce dal fatto che in questo periodo la velocità con la quale
corrono i pensieri del bambino, è di gran lunga superiore rispetto alla sua capacità
di esprimerli a parole. In particolare tutta la ricchezza di stimoli che
circondano il bambino, alimenta il suo desiderio di chiedere , comunicare. Tale
forma di comunicazione può diventare incessante e talvolta maggiore delle sue
reali abilità comunicative.
Proprio
perché si tratta di un disturbo transitorio, i genitori dovrebbero evitare di
caricare emotivamente questa fase. All’atto pratico significa ascoltare il
bambino senza trasmettergli alcuna emozione di fastidio e di disagio,
articolando bene le parole quando ci si rivolge a lui, in modo che ascoltandone
il suono possa ripeterle e correggersi da solo.
E’
consigliabile quindi, non perdere la pazienza sgridandolo; non interrompere il
discorso del piccolo chiedendogli di ripetere ciò che non dice in modo
corretto; non sostituirsi al bambino nel completare la frase o la parola; non
dirgli di calmarsi, poiché ciò causerebbe un aumento dell’ansia; non mostrarsi
divertiti in quanto questo non servirebbe da stimolo al bambino per
correggersi.
Vi è poi la Balbuzie secondaria: si instaura generalmente in età scolare,
distinta per la presenza di consapevolezza del disturbo da parte del bambino.
In
tali casi se la difficoltà persiste si può prendere in considerazione
l’intervento di uno specialista.
Anche
in questi casi l’atteggiamento dei genitori è di fondamentale importanza.
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