mercoledì 31 ottobre 2012

Perchè i bambini dicono le parolacce?



Penso che qualsiasi genitore si sia prima o poi confrontato con le parolacce del proprio bambino
Come è possibile che da un visino dall’aria così angelica ed innocente escano certe diavolerie!

La reazione di un genitore è pressoché immediata: all’incredulità e spiazzamento iniziale segue, a scanso d’equivoci, l’accertamento, in cui si chiede al bambino di ripetere  l’“impronunciabile”, con l’intenzione di inibire quanto appena detto.

“….Giorgino ho sentito bene quello che hai detto??!”
oppure:

“… Giorgino ripeti ciò che hai appena detto se ne hai il coraggio!!”

Quindi sulla base di inconfutabili prove si passa all’azione.


A questo punto le dinamiche reattive possono cambiare da genitore a genitore:
Si spazia dall’illimitata pazienza nello spiegare e cercare di far comprendere al bambino che certe parole non si devono dire, alla strategia del far finta di nulla, sino ad arrivare a reazioni  di disapprovazioni  in cui i toni si “scaldano”. Curiosa la reazione di quelle persone che spesso non avendo legami di parentela col bambino e quindi sentendosi completamente svincolate da responsabilità a riguardo, sorridono divertiti.

Ritengo utile premettere che a volte la famiglia ha poche colpe a riguardo, a meno ché non apparteniate alla categoria di quei genitori che scambiano le parolacce per intercalare.
Il bambino può sentire le parolacce per la strada, in TV, dagli adulti in genere, ma anche da ragazzi o bambini più grandi. Sarebbe quindi utopico sperare di preservarlo da questa realtà.
Ricordate comunque che nulla è più educativo del “buon esempio”.

Qual’é dunque la strategia più efficace?
Dipende dall’età del bambino.
Partiamo dal presupposto che l’utilizzo della parolaccia, riceve dei rinforzi, in termini di attenzione del genitore stesso, ed è proprio quest’ultimo elemento che porta il piccolo a riutilizzarla e spesso strumentalizzarla nella relazione con l’adulto.

- Se il bimbo ha meno di 3 anni, evitate di drammatizzare o ridicolizzare l’accaduto. Considerate che a quest’età un bambino non comprende  il significato dell’espressione utilizzata. E’ molto più attento invece a coglierne l’effetto  suscitato nell’adulto.
La strategia più utile in questi casi potrebbe essere, spostare l’attenzione utilizzando dei termini che facciano rima con la parolaccia.

 Esempio:
Giorgino:   “….o!”
Mamma:    razzo, pazzo, fracasso…”, e chi più ne ha più ne metta.

In questo modo eviterete di fornire l’attenzione e quindi il rinforzo, che il vostro bambino si aspetta da voi, stemperando l’accadimento e facendolo passare come non degno di attenzione, quindi poco attraente agli occhi del piccolo.
Inutile sottolineare che tutte le persone di riferimento devono conformarsi a questa modalità.
Ricordate!  E’ proprio la reazione dell’adulto  che automaticamente  rende la parolaccia intrigante ed interessante, agli occhi del piccolo.

-Dai 4 anni ai 6, il bambino inizia ad attribuire correttamente il significato delle parole ed è in grado di distinguere fra parole “buone e parole cattive”.
 In questo caso il loro utilizzo potrebbe avere valenze emulative, (per imitare grandi o adulti significativi), per spirito di trasgressione, opposizione o per esprimere sentimenti di rabbia.
In questi casi la strategia più utile è mantenere la calma, senza mostrarvi scandalizzati.
Con un atteggiamento tranquillo ma deciso, dite al vostro bambino che certe parole non si possono usare perché “non  sta bene”.
Sdrammatizzate la situazione ma non ignoratela, una parolaccia non fa del vostro bambino un maleducato, nè di voi dei cattivi genitori. Tuttavia rappresenta un comportamento da evitare. Portatelo a riflettere sul significato dell’espressione usata:

“tu lo sai cosa vuol dire, cosa ti può succedere se dici questa parola a qualcuno?”.

Non cedete alla tentazione di sgridarlo, potrà considerarlo un modo efficace per attirare l’attenzione e potrà usare le parolacce a questo scopo.

Evitate anche metodi repressivi, che nella maggior parte dei casi o si rivelano inefficaci o finiscono nell’ alimentare nel bambino inutili sensi di colpa, perché anche se non più pronunciate, le parolacce continueranno a tornargli in mente. 

Nessun commento:

Posta un commento