In tempi difficili come questi, dove i nostri piccoli quotidianamente vengono bombardati
da messaggi di ogni genere ,ritengo davvero importante abituarli, fin dalla più tenera età, a sviluppare capacità riflessive e critiche nei
confronti dei diversi temi con cui vengono a contatto.
Cosa significa acquisire abilità critiche?
- Significa trasformarsi da mero recettore passivo dei messaggi mediatici, a soggetto in grado di filtrare l’informazione attraverso una propria rete di giudizio;
- Significa limitare il pericolo di divenire oggetto di facili manipolazioni;
- Significa possedere una preziosa mappa mentale, che permetta di orientarsi nella giungla informativa, ed ahimè, spesso disinformativa, nella quale siamo immersi;
William Graham Summer fornisce
una definizione piuttosto esaustiva di questo concetto:
Sarebbe meraviglioso poter
contribuire efficacemente allo sviluppo di tale abilità nel tuo bambino,
non credi?
In quale modo?
I bambini sono istintivamente e naturalmente curiosi:
“mamma perché gli aerei volano?”
“mamma perché è successo questo?
“mamma cos’è la guerra?”
“mamma perché quel "tizio" dice
così?”
Si tratta di “perché” a volte
innocui, a volte in grado di mandarci in crisi, a causa della complessità della
tematica da affrontare, non solo sotto l’aspetto teorico, ma e soprattutto
emotivo.
In quest’ultimo caso, qual è la
reazione più frequente da parte nostra?
- Liquidare l’argomento in due parole;
- Parlare d’altro;
- Rinviare la spiegazione a quando il bambino sarà più grande e quindi, (dal nostro punto di vista), in grado di comprendere;
- Il nostro piccolo ha bisogno di spiegazioni in quel preciso momento, quando la sua curiosità è stata sollecitata da qualcosa che ha visto o sentito e che comunque fa parte integrante del mondo in cui vive;
- Sottovalutiamo e frustriamo la sua intelligenza e capacità di comprensione;
- Partendo dal presupposto che un processo di pensiero difficilmente può essere bloccato, il bambino, cercherà comunque di trovare una spiegazione al fenomeno che rischierà però, in tal caso di essere sovraccaricata di significati emotivi fuorvianti;
“tesoro è una cosa brutta!”
(liquidare l’argomento)
oppure:
“Topino ma che domande mi
fai?, non sono cose per te queste. Ti va un buon gelato?” (cambiare argomento)
o ancora:
“Cucciolo te lo spiegherò
quando sarai più grande” (rinviare la spiegazione a data da destinarsi)
Come puoi facilmente intuire, in
questo modo al bambino non viene data la possibilità di “conoscere”, che è il
primo passo verso lo sviluppo di capacità critiche.
Quando parlo di conoscenza, non intendendo, fornire al bambino la “ricetta” del nostro sapere, ma offrire un
punto fermo da cui sviluppare riflessioni e punti di vista diversi.
Difficile?
Solo in apparenza!
Ecco un semplice trucchetto:
Ogni qualvolta ti trovi a dover
spiegare processi, chiarire o raccontare fatti al tuo bambino,
ricordati di utilizzare sempre una sorta di schema investigativo che includa:
perché? come? chi? secondo te?
Non fermarti alla semplice
spiegazione, ma poni delle domande aperte, in modo tale da aprire una
discussione dove anche il tuo bambino abbia la possibilità di dire la sua o di fare dei collegamenti fra la sua, seppur
giovane ,esperienza di vita e quanto da te proposto. Lascia che sia il tuo
piccolo a trovare la soluzione o la risposta più adatta al suo livello di
comprensione. Il tuo ruolo deve essere
quello di “facilitatore”
Riprendiamo il nostro esempio:
B:“mamma che cos’è la
cattiveria?”
M:“ secondo te cosa potrebbe
essere?”
B:“non lo so”
M:“dal tuo punto di vista è
una cosa bella o brutta?”
B:“brutta”
M:“proprio così!, e cos’è che
ti fa dire che è una cosa brutta?”
B: “perché fa piangere le
persone”
M: “ti è mai successo di aver
fatto piangere un altro bambino o che un altro bambino abbia fatto piangere te?
B: “si! quella volta che
Simone mi ha dato un calcio”
M: “bene, quello è un gesto
che fa piangere, e quindi un gesto cattivo. Sai, a volte anche le parole possono essere cattive. Hai mai fatto piangere
un bambino con le parole?”
B: “si! quella volta che ho
detto a Simone che non era più mio amico”
M: “bene,anche in questo caso
hai detto una cosa cattiva, che ha fatto piangere Simone.
Ora dimmi è bello piangere?
B: “no!”
M: “ pensi che sia più bello
ridere?”
B: “si!”
M: “secondo te cosa si
potrebbe fare per far ridere ancora Simone, o cosa potrebbe fare Simone per far
ridere te?”
B: “io magari potrei non
dirgli che è brutto……”
La conversazione potrebbe andare
avanti all’infinito, ma quello che vorrei
mettere in evidenza, è come da un semplice: “mamma cos’è..?”, sia possibile
portare il bambino a riflettere sull’argomento che l’ha incuriosito, guidandolo
a trovare da sé le risposte ed eventualmente le soluzioni di cui ha bisogno.
Una sorta di scoperta congiunta
dove tu, in modo naturale, affini le sue
capacità di comprensione, riflessione, indagine critica e risoluzione dei problemi.
Nessun commento:
Posta un commento