venerdì 27 aprile 2012

Il confine tra Iperattività e vivacità

In questi giorni riflettevo in merito al fatto di come il concetto di Iperattività sia entrato con prepotenza nelle case delle famiglie e per molte di queste ne abbia involontariamente condizionato “la vita”.

Vi racconto una storia:

C’era una volta un bambino vivace e curioso, molto attento alle cose che accadevano attorno a lui. Sua madre,  lo seguiva quotidianamente, cercando di offrirgli stimoli più svariati ed adeguati per un armonioso sviluppo psicofisico.
Le cose andarono bene sino a che, il bimbo, che chiameremo Giorgio, inizia a frequentare la Scuola dell’Infanzia. In realtà nei primi due anni non si evidenziarono grosse difficoltà.

I problemi cominciarono nell’ultimo anno, quando Giorgio iniziò a manifestare irrequietezza, poca disponibilità all’ascolto, atteggiamenti disturbatori.


Comportamenti che con un’analisi superficiale vennero ricondotti ad un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività.

Da quel momento gli interventi finalizzati a sostenere le potenzialità che un bambino sveglio e vivace come Giorgio, poteva avere, vennero completamente messi in secondo piano, rispetto all’urgenza dell’infausto verdetto. Anche la madre, seppur non convinta, dovette arrendersi “all’evidenza dei fatti”, e la relazione col suo bambino cominciò ad essere inficiata dal  dubbio.

Naturalmente tutto ciò che venne fatto in seguito, non fece altro che “realizzare la profezia”.
Sapete quale era il grave problema di Giorgio? 

LA NOIA!

Può capitare infatti, che quando bambini molto intelligenti vengono inseriti in contesti poco stimolanti, oppure in contesti caotici  e poco organizzati, al pari di Giorgio, manifestino la loro contrarietà con comportamenti molto simili a quelli individuati per la diagnosi del disturbo di Iperattività.  

Accertato il fatto, sono bastate poche semplici manovre per restituire a Giorgio “i suoi diritti ad essere bambino”.
Torniamo a noi.
La storia di Giorgio non vuole in alcun modo sminuire l’importanza della diagnosi di un Disturbo di Attenzione/Iperattività, la cui esistenza è scientificamente provata, ed i cui interventi risultano indispensabili all’integrità psichica del bambino.

Vuole però essere un deterrente contro le facili diagnosi, che spesso si fermano all’evidenza dei sintomi, senza indagarne le cause.

Il rischio più grande in questi casi è che se ci convinciamo dell’esistenza di una cosa, alla fine la cosa esisterà.

4 commenti:

  1. Buongiorno, ho un bambino molto vivace di tre anni compiuti, il cui papa' è spesso assente per lunghi periodi causa lavoro, e che in situazioni sociali diventa incontrollabile ed i miei richiami provocano pianti a dirotto in cui chiama a squarciagola il papa'...che mi gettano nello sconforto....avete consigli? grazie

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  2. Cara Angela,
    per poterti dare un utile consiglio, avrei bisogno che tu rispondessi alle due seguenti domande:

    -quando il tuo bambino manifesta i comportamenti che mi hai descritto invocando il padre,qual'è la tua reazione? tendi ad essere meno ferma e decisa, (magari mossa da un senso di colpa),nel pretendere da lui ciò che in quel momento faccia, (o non faccia), oppure riesci a "mantenere la rotta" imponendo il tuo volere?

    -Ritieni che tu e tuo marito abbiate lo stesso stile educativo o a volte i tuoi "no" divengono "si" per lui e viceversa? Chi dei due è in tal caso più "permissivo"?

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  3. Sebbene lo vorrei, Non riesco ad essere rigida e cedo di fronte a suoi capricci, anche per far finire il prima possibile le crisi. Mio marito non gli dice mai di no!

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  4. Cara Angela,
    ora mi è tutto chiaro. La situazione è facilmente risolvibile e come spesso accade la soluzione è nelle tue mani ed in quelle di tuo marito.
    Da quanto mi scrivi, tuo figlio non sta vivendo un disagio causato dall'assenza del padre, diciamo piuttosto che questo è la spiegazione che tu hai attribuito alle sue reazioni, suffragata dal fatto che il bambino lo cerca nei momenti in cui tenti di imporgli la tua volontà.
    Ma andiamo per ordine:
    Punto uno, le sue reazioni sono maggiormente amplificate in situazioni sociali, perchè tuo figlio è perfettamente cosciente che questo è il campo sul quale ha più facile vittoria. Come genitori siamo infatti più sensibili alle loro proteste, poichè sentiamo maggiormente la pressione del giudizio sociale e quindi erroneamente tendiamo a concedere più del necessario non appena i nostri bambini "danno aria alle loro ugole"
    Punto due, il fatto che cerchi tuo marito, dipende semplicemente dal fatto che è fra i due, il genitore che più concede ed al quale tuo figlio più si rivolge per ottenere ciò che desidera. Sono convinta che lo invocherebbe con lo stesso trasporto anche se fosse fisicamente presente.

    Sai, i nostri figli sono degli abilissimi cuccioli manipolatori che sotto questo punto di vista hanno molto da insegnarci.

    Bando ai sensi di colpa! ti consiglio di invertire al più presto la rotta. Cerca di essere più ferma nell'importi a tuo figlio senza farti traviare da inutili e soprattutto fuorvianti sensi di colpa. Attenzione alle situazioni sociali, nelle quali sono richieste maggiore convinzione e perseveranza.
    Altro fattore su cui lavorare è individuare con tuo marito uno stile educativo allineato, magari fatto di poche regole condivise, che siano in qualsiasi momento e situazione fatte rispettare da entrabi.
    Adotta con perseveranza questi due accorgimenti e vedrai che i risultati non tarderanno ad arrivare.
    Buon lavoro!

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