giovedì 24 maggio 2012

La timidezza ed i piccoli gesti

Spesso l'argomento timidezza è una questione piuttosto delicata da trattare, soprattutto se a soffrirne sono i nostri bambini. Spronare una persona timida a "farsi coraggio", significa metterla in una condizione paradossale, che sortirà l'inevitabile effetto di alimentare ulteriormente la sua chiusura verso il mondo sociale. Con gli adulti  avendo raggiunto una certa consapevolezza, tale difficoltà può essere trattata mediante l'impiego di specifiche strategie terapeutiche. Con i bambini invece è certamente più funzionale affrontare l'argomento in modo indiretto,  un racconto esemplificativo, ( per approfondimenti, vedi articolo "racconti che aiutano"), potrebbe rivelarsi un utile strumento.

Se leggi nel tuo bambino evidenti segnali di timidezza ed introversione, il racconto che segue potrebbe essergli d'aiuto.
Narralo con il consueto entusiasmo con cui racconti una qualsiasi altra storia. Se il tuo bimbo te lo richiederà più volte, non esitare a farlo, in quanto la ripetizione permette al messaggio di raggiungere livelli di comprensione più profondi.
Buona lettura!

LA STORIA DI VINCENZINO


C’era una volta un bimbo di nome Vincenzino.
Vincenzino indossava grossi occhiali neri ed aveva un carattere molto riservato. 
Parlava poco e solo se interrogato; quando camminava per strada i suoi occhi guardavano sempre giù, persino quando incontrava i suoi amici faticava a salutarli e generalmente aspettava che i primi a farlo fossero loro.

Passava molto tempo a guardare gli amici intorno a lui che si divertivano e quando veniva invitato alle feste di compleanno generalmente rifiutava, perché era convinto che gli altri bambini non volessero essergli amici.

Così passava le sue giornate a giocare solo in cortile.

La mamma di Vincenzino, volendolo aiutare, spiegò lui che molti bambini  per timore di non piacere ai compagni preferiscono stare da soli, ma questa soluzione non li rende più felici, perché stare da soli non è mai bello, e fa diventare tristi.

Spiegò lui quindi come poteva diventare più felice dandogli delle semplici indicazioni:
“Quando cammini per strada alza lo sguardo e sorridi alle persone che conosci, quando invece incontri un amico, salutalo a voce alta e stai a vedere cosa succede"

"Quando i tuoi amici giocano intorno a te, vai verso il compagno che conosci meglio e chiedi se puoi giocare anche tu”

Vincenzino quel giorno fu molto contento di aver parlato con la sua mamma, e passò gran parte della notte a pensare a quanto gli era stato detto. Il giorno dopo, recandosi a scuola guardò tutte le persone che passavano accanto a lui facendo loro grandi sorrisi. I compagni che incrociò andando a scuola, vennero salutati con un forte ciao.
La cosa fantastica fu che anche sui visi delle altre persone comparvero dei grandi sorrisi, ed i compagni risposero al suo saluto, con un ciao ancora più forte.

Vincenzino pensò che quella dovesse essere una giornata davvero speciale.

Nel primo pomeriggio si trovò nel cortile della scuola circondato dai suoi amici che giocavano allegramente. Si ricordò improvvisamente di ciò che la mamma gli aveva detto.  Fece un grande sospiro e facendosi coraggio si diresse verso il compagno che  riteneva conoscere meglio.

Come andò a finire?

Vincenzino trascorse il resto del pomeriggio in compagnia dei suoi amici e parlando con loro scoprì una cosa davvero importante:

In realtà questi  lo avevano sempre lasciato in disparte perché erano convinti che fosse lui a non voler giocare con loro. Infatti ogni volta che cercavano di salutarlo, lui abbassava lo sguardo, si rifiutava di andare alle loro feste di compleanno e non faceva mai un sorriso, oltre a parlare pochissimo.

Per fortuna ora era tutto chiaro, e Vincenzino  da quel giorno poté passare delle splendide giornate in compagnia dei suoi amici ritrovati. 


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