Sfogliando le
sue pagine mi sono ancora una volta soffermata su un racconto, che, ricordo,
quando tempo fa lo lessi, ne restai piacevolmente colpita, perché nella sua
semplicità contiene un prezioso messaggio.
Se avete
cinque minuti dedicateli a questa lettura e vi garantisco che non sarà tempo perso:
C’era una
volta un giovane contadino cinese che voleva imparare a tutti i costi le arti
marziali.
Non poteva
permettersi i maestri delle grandi
città, né l’accesso ad una scuola pubblica. Venne a sapere che un grande
maestro si era ritirato nelle foreste delle grandi colline.
Il giovane decise
di andarlo a trovare e di proporsi come suo allievo: il maestro era infatti
disposto ad insegnare a pochissimi allievi, a patto che gli piacessero.
Era un
posto bellissimo, dove scorreva un ruscello che formava una cascata e l’aria
era dolcemente profumata.
Giunto sul
posto si rese conto che il maestro dormiva profondamente sulla riva del ruscello.
Si sedette
ed aspettò con pazienza.
Dopo circa
tre ore il maestro si svegliò, si stiracchiò, ascoltò la richiesta del giovane
e gli rispose:
“Può
essere, ma ora sono troppo stanco, devo dormire. Torna domani.”
Il giovane
tornò indietro contento ed irritato nello stesso tempo, la rabbia accelerò il
suo passo e così tornò indietro in meno di 5 ore.
A casa,lo
aspettava il lavoro nei campi che aveva tralasciato per andare dal maestro. E
così andò a dormire molto tardi.
Il giorno
successivo pensò che,siccome il giorno prima aveva sbagliato orario nel
giungere dal maestro,doveva organizzarsi diversamente.
Quindi
partì ad un’ora diversa, ma in ritardo poiché aveva dovuto lavorare nei campi,
e fu costretto a camminare più in fretta per arrivare in tempo rispetto alle
sue previsioni.
Di
conseguenza attraversò il bosco, saltò i fossi, si graffiò in mezzo alle spine,
ma riuscì a giungere nel tempo previsto.
Il maestro
stava dormendo.
Dopo circa
un’ora d’attesa il maestro si svegliò, si stiracchiò e guardandolo fisso negli
occhi disse:
“ Devo
ancora riposare,quindi torna domani”.
Il giovane
era davvero irritato: tornò indietro quasi correndo, saltando i fossi,
schivando i rovi, al punto che riuscì a tornare a casa in meno di 4 ore.
Giunto a
casa svolse tutti i lavori che non aveva concluso la mattina, ma, pensò che per
trovare il maestro sveglio, sarebbe dovuto arrivare ancora prima.
Così, il
giorno dopo si svegliò prima dell’alba e di corsa, perché sarebbe dovuto
tornare a casa presto per svolgere le sue mansioni. Giunse dal maestro appena
dopo l’alba, ma questi dormiva.
Dopo circa
mezz’ora il maestro si svegliò e
stiracchiandosi disse:
“Perdonami
ma devo dormire, dovrai tornare domani”.
Il
giovane, furioso, tornò indietro ancora più velocemente, schivando i rovi,
saltando i fossi, quasi come una gazzella.
Arrivò a
casa in poco più di 3 ore. Dopo di che,
svolse tutti i suoi lavori nei campi ed in famiglia.
tutto
questo si ripeté per oltre sei mesi: ogni giorno il giovane cercava di arrivare
al momento del risveglio del maestro, ma questi dormiva sempre, ed ogni volta
gli chiedeva di tornare il giorno dopo.
Il giovane
era diventato talmente pratico del percorso, che correndo e saltando fra i
fossi, schivando le spine,riusciva a giungere dal maestro in poco più di
un’ora.
Infatti,
durante quei mesi, era stato in grado di andare dal maestro, di svolgere il
lavoro nei campi e di accudire i genitori anziani.
Un giorno
arrivò dal maestro e sorprendentemente lo trovò sveglio, seduto ad aspettarlo.
Il maestro
con un dolce sorriso gli disse:
“Adesso
possiamo cominciare a lavorare insieme, poiché tu hai già imparato più della metà
di quello che ti devo insegnare”.
Questa
racconto metaforico contiene a mio avviso il vero significato dell’essere guida
per i propri figli:
“stimolarli
ad agire, evitando di sostituirsi a loro e facendo in
modo che si possano meritare tutto quello che conquisteranno attraverso sforzi concreti e
fatiche.
Quanto giunge
con facilità non sembra importante, quello che viene conquistato acquista
valore”.
Quanto è difficile però non sostituirsi a loro per "far prima" o solo per facilità... come devo fare, come mamma, a "stimolarli ad agire"?
RispondiEliminaCara Anna,
RispondiEliminail ruolo di un genitore è una strada tutta in salita, ma proprio per questo, spesso, costellata da sorprese entusiasmanti.
La domanda che mi poni contiene già la metà della risposta.
Non esiste una ricetta efficace che permetta di ottenere ciò che desideri dai tuoi figli, senza una buona dose di impegno da parte tua.
Ciò non significa necessariamente fare di più, anzi in questo caso suggerirei proprio il contrario. Se hai letto il racconto che precede il tuo commento, probabilmente qualcosa avrai già intuito.
Lo stimolo, nasce da un bisogno e dal bisogno ha origine l'azione, che porta al raggiungimento del risultato desiderato.
E' importante garantire la possibilità ai nostri figli di completare questo ciclo, senza interferenze da parte nostra,(magari potremmo limitarci a sostenerli ed incoraggiarli), ma l'azione deve esser necessariamente condotta da loro.
Utilizzando i tuoi termini, "sostituirsi a loro" e "stimolarli ad agire", sono chiaramente due strategie che remano in senso opposto: l'una non permette di ottenere l'altra.
Il consiglio che posso darti è di fuggire alla tentazione di sostituirti ai tuoi figli semplicemente per "far prima".
Considera, che facendo un passo indietro tu, permetterai loro di farne due in avanti.
Un caro saluto!