venerdì 4 maggio 2012

L'autostima come conquista

In questi giorni ho ritrovato un libro che credevo di aver perso.
Sfogliando le sue pagine mi sono ancora una volta soffermata su un racconto, che, ricordo, quando tempo fa lo lessi, ne restai piacevolmente colpita, perché nella sua semplicità contiene un prezioso messaggio.
Se avete cinque minuti dedicateli a questa lettura e vi garantisco che non sarà tempo perso:

C’era una volta un giovane contadino cinese che voleva imparare a tutti i costi le arti marziali.
Non poteva permettersi  i maestri delle grandi città, né l’accesso ad una scuola pubblica. Venne a sapere che un grande maestro si era ritirato nelle foreste delle grandi colline. 
Il giovane decise di andarlo a trovare e di proporsi come suo allievo: il maestro era infatti disposto ad insegnare a pochissimi allievi, a patto che gli piacessero.
Così di buon mattino partì e dopo sei ore di cammino attraverso fitti boschi, riuscì a raggiungere il luogo dove il maestro si era ritirato.
Era un posto bellissimo, dove scorreva un ruscello che formava una cascata e l’aria era dolcemente profumata.
Giunto sul posto si rese conto che il maestro dormiva profondamente  sulla riva del ruscello.
Si sedette ed aspettò con pazienza.
Dopo circa tre ore il maestro si svegliò, si stiracchiò, ascoltò la richiesta del giovane e gli rispose:
“Può essere, ma ora sono troppo stanco, devo dormire. Torna domani.”
Il giovane tornò indietro contento ed irritato nello stesso tempo, la rabbia accelerò il suo passo e così tornò indietro in meno di 5 ore.
A casa,lo aspettava il lavoro nei campi che aveva tralasciato per andare dal maestro. E così andò a dormire molto tardi.

Il giorno successivo pensò che,siccome il giorno prima aveva sbagliato orario nel giungere dal maestro,doveva organizzarsi diversamente.
Quindi partì ad un’ora diversa, ma in ritardo poiché aveva dovuto lavorare nei campi, e fu costretto a camminare più in fretta per arrivare in tempo rispetto alle sue previsioni.
Di conseguenza attraversò il bosco, saltò i fossi, si graffiò in mezzo alle spine, ma riuscì a giungere nel tempo previsto.
Il maestro stava dormendo.
Dopo circa un’ora d’attesa il maestro si svegliò, si stiracchiò e guardandolo fisso negli occhi disse:
“ Devo ancora riposare,quindi torna domani”.
Il giovane era davvero irritato: tornò indietro quasi correndo, saltando i fossi, schivando i rovi, al punto che riuscì a tornare a casa in meno di 4 ore.
Giunto a casa svolse tutti i lavori che non aveva concluso la mattina, ma, pensò che per trovare il maestro sveglio, sarebbe dovuto arrivare ancora prima.
Così, il giorno dopo si svegliò prima dell’alba e di corsa, perché sarebbe dovuto tornare a casa presto per svolgere le sue mansioni. Giunse dal maestro appena dopo l’alba, ma questi dormiva.
Dopo circa mezz’ora il maestro si svegliò  e stiracchiandosi disse:
“Perdonami ma devo dormire, dovrai tornare domani”.
Il giovane, furioso, tornò indietro ancora più velocemente, schivando i rovi, saltando i fossi, quasi come una gazzella.
Arrivò a casa  in poco più di 3 ore. Dopo di che, svolse tutti i suoi lavori nei campi ed in famiglia.
tutto questo si ripeté per oltre sei mesi: ogni giorno il giovane cercava di arrivare al momento del risveglio del maestro, ma questi dormiva sempre, ed ogni volta gli chiedeva di tornare il giorno dopo.
Il giovane era diventato talmente pratico del percorso, che correndo e saltando fra i fossi, schivando le spine,riusciva a giungere dal maestro in poco più di un’ora.
Infatti, durante quei mesi, era stato in grado di andare dal maestro, di svolgere il lavoro nei campi e di accudire i genitori anziani.
Un giorno arrivò dal maestro e sorprendentemente lo trovò sveglio, seduto ad aspettarlo.
Il maestro con un dolce sorriso gli disse:
“Adesso possiamo cominciare a lavorare insieme, poiché tu hai già imparato più della metà di quello che ti devo insegnare”.


Questa racconto metaforico contiene a mio avviso il vero significato dell’essere guida per i propri figli:

“stimolarli ad agire, evitando di sostituirsi a loro e facendo in modo che  si possano meritare tutto quello che conquisteranno attraverso sforzi concreti e fatiche. 
Quanto giunge con facilità non sembra importante, quello che viene conquistato acquista valore”.

2 commenti:

  1. Quanto è difficile però non sostituirsi a loro per "far prima" o solo per facilità... come devo fare, come mamma, a "stimolarli ad agire"?

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  2. Cara Anna,
    il ruolo di un genitore è una strada tutta in salita, ma proprio per questo, spesso, costellata da sorprese entusiasmanti.
    La domanda che mi poni contiene già la metà della risposta.
    Non esiste una ricetta efficace che permetta di ottenere ciò che desideri dai tuoi figli, senza una buona dose di impegno da parte tua.
    Ciò non significa necessariamente fare di più, anzi in questo caso suggerirei proprio il contrario. Se hai letto il racconto che precede il tuo commento, probabilmente qualcosa avrai già intuito.
    Lo stimolo, nasce da un bisogno e dal bisogno ha origine l'azione, che porta al raggiungimento del risultato desiderato.
    E' importante garantire la possibilità ai nostri figli di completare questo ciclo, senza interferenze da parte nostra,(magari potremmo limitarci a sostenerli ed incoraggiarli), ma l'azione deve esser necessariamente condotta da loro.
    Utilizzando i tuoi termini, "sostituirsi a loro" e "stimolarli ad agire", sono chiaramente due strategie che remano in senso opposto: l'una non permette di ottenere l'altra.
    Il consiglio che posso darti è di fuggire alla tentazione di sostituirti ai tuoi figli semplicemente per "far prima".
    Considera, che facendo un passo indietro tu, permetterai loro di farne due in avanti.
    Un caro saluto!

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